Vita e cronache di un progetto-pilota
Con i bambini di una 3^ B di un scuola elementare di Follonica
leggiamo, da un breve articolo uscito su «Il Giornale d’Italia» del 16 aprile 1981, dal titolo “Film sperimentali all’Istituto di Scienze dello Spettacolo” [di Roma]:
“Il mediometraggio «Identikit» è una esperienza di valore allo stesso tempo creativo e didattico. E’ il risultato di ricerche linguistiche interdisciplinari ed è stato realizzato dal Centro Creo (Ricerche Estetiche Operative) presso una scuola elementare di Follonica (Grosseto), con finanziamento della Provincia di Grosseto e della Cassa Scolastica.
Una classe composta da ventuno bambini ha composto un disegno animato sperimentale sulla base di storie raccontate e realizzate graficamente dagli scolari, nonché un filmato in 16mm a colori – girato da Nato Frascà – della durata di tre quarti d’ora, che illustra le fasi di sviluppo della esperienza e contiene anche il disegno animato.
Nelle intenzioni degli operatori artistici e insegnanti che hanno attivato l’esperienza, il tentativo ha inteso esaminare i margini degli spazi critici definibili nella psicologia infantile, in conseguenza della ondata di disegni animati televisivi con i loro ben noti eroi”.
Identikit viene presentato, con tavola rotonda, alla “VI Rassegna nazionale del cinema per ragazzi”, a Pisa, il 29 ottobre 1983, dopo essere andato in onda, in due puntate precedute da intervista e commento dell’autore, sul canale 2 della RAI TV il 18 e il 25 marzo 1983, alle ore 16, a cura del Dipartimento Scuola Educazione.
Si tratta di un progetto-pilota svolto tra marzo e giugno del 1980, nella classe 3^ B della Scuola elementare a tempo pieno di via Bruno Buozzi di Follonica: 21 bambini, 3 maestre e gli operatori del Gruppo C.R.E.O.
Il progetto, dal nome “Operazione Sassodigommapiuma”, che avrebbe dovuto attraversare un intero anno scolastico, ha avuto in IDENTIKIT la sua prima e sorprendente fase di sperimentazione e realizzazione.
Il Gruppo C.R.E.O. (Centro Ricerche Estetiche Operative), nato l’anno precedente, è composto da Frascà (già dal 1977 docente di Teoria della Percezione e Psicologia della Forma all’Accademia di Belle Arti di Roma), da diplomati e diplomandi dell’Accademia di Belle Arti di Firenze (corsi di Decorazione e Scenografia) Antonella Querenghi e Nicoletta Nesler – coadiuvate a Follonica da Luigi Oretti ed Ernesto Romiti – dal musicista Franco Renieri e successivamente Antonella Lodde.
Si tratta, per gli operatori del Gruppo, “profondamente coinvolti in quello che riteniamo un momento di crisi dei linguaggi visivi”, di verificare la possibilità di intervenire in quella compressione degli spazi critici dei bambini “sempre più relegati dai mass-media in un ruolo subalterno di spettatori passivi, condizionati dal bombardamento delle immagini” ed in particolare da parte dei cartoni animati giapponesi (gli “Ufo Robot”, oggi appartenenti ormai alla calda e tranquillizzante memoria del ‘come eravamo’, ma allora dirompenti, nel loro schematismo e aggressività).
In un lungo intervento, apparso nella rivista «Quadernicinema» del 1983, Frascà e Querenghi raccontano le premesse metodologiche di partenza e il diario dell’esperienza, in cui “la risposta ai nostri stimoli, da parte dei bambini, si è trasformata a sua volta in stimolo per noi e il circuito si è aperto a un arricchimento continuo e reciproco pieno di scambi e di vivacità creativa… Ed erano i bambini a darci indicazioni dirette o indirette”.
Nasce così un lavoro collettivo dei bambini che, attraverso un processo creativo e di progressiva scelta e selezione, dà vita all’identikit completo di un “Nuovo Personaggio”: le sue componenti fisiche, il luogo di abitazione, le sue abitudini, fissate poi in un Cartone animato e in una Filastrocca musicata.
Il suo processo è il documentario “IDENTIKIT”.
Avevamo ‘lasciato’ Frascà regista sperimentale e documentarista alle prese con Mondrian, Munch, Duchamp, Celine; avevamo lasciato Frascà all’interno di gruppi artistici di ricerca, in dialogo con la critica d’arte più avvertita.
Qualcosa, deve essere accaduto, se ora la macchina da presa ruota all’interno di aule di scuola; se ora i compagni di viaggio e sperimentazione sono giovani diplomati; se la ricerca si è completamente spostata dal circuito (fatale) produzione-esposizione-vendita e, altrove, come sollevatasi dal peso del sempre più ingombrante ‘mercato’ dell’arte.
I bambini, ad esempio; le classi di studenti all’Accademia di Belle Arti, ancora. Ed altri soggetti, poi cercati o incontrati nel viaggio di ricerca.
“La mia attività pedagogica – scrive Frascà – ad un certo punto della mia esistenza, ha provocato una continua revisione critica del mio viaggio e del mio destino”.
Peraltro: IDENTIKIT,1980 – KAPPA,1965/66
Ma, una delle chiavi, parole-chiave, apparse in KAPPA, non fu proprio il “Moi Je”?
Ed Eraclito non dice che “A coloro che entrano negli stessi fiumi continuano ad affluire acque sempre differenti” ?
Identikit: testimonianza presente di un passato – Identificazione – Memoria.
La ricostruzione dell’identificazione del proprio sé.
“Quando una persona comincia a capire se stessa, non è più schiava”.
Diramazioni, in itinere
… “Operazione Sassodigommapiuma”, da Quadernicinema, 1983
… “La TV come baby-sitter alternativa”: un testo del gruppo C.R.E.O.
… “Il nostro personaggio è un muratore…”: 21 bambini, in 21 strofe della Filastrocca