12 luglio 75: Parisi e Frascà, all’esterno del Padiglione di caccia di Bartoletti a Palazzo di Arcevia
22/1/75 Parisi invita Frascà ad Operazione Arcevia, con Loan Vu Van e Luisa Parisi
13/3/75 Frascà invita Antonioni, con il dossier della Operazione
12/7/75 foto di gruppo, nei luoghi della futura Comunità
Arcevia, 1975
con Ico Parisi, nei sopralluoghi e dibattiti
I partecipanti al progetto Operazione Arcevia, si ritrovano per i sopralluoghi nell’area dove si sarebbe realizzata la “Comunità esistenziale”: un progetto – unico nel suo genere nella storia dell’arte – in cui architetti, pittori, scultori, registi, critici d’arte, scrittori, imprenditori, psicologi, amministratori collaborano all’ideazione, alla stesura programmatica, ai disegni preparatori, alla discussione critica dei nodi problematici, per la nascita di una comunità residente di 600 abitanti da costruire ex novo in una zona situata nel territorio di Palazzo, frazione di Arcevia, piccolo comune in provincia di Ancona.
Il Progetto nasce nel 1972 su impulso dell’architetto Ico Parisi e dell’imprenditore, nativo di Arcevia, Italo Bartoletti e tra il 1974 e 1976 coinvolge e attiva circa trenta artisti (o meglio “operatori estetici”, come si diceva).
Non disegno avanguardistico o utopistica visione: tentativo progettuale, invece, di costruzione paziente di una “organizzazione della funzione residenziale” alternativa e vicina, in tutti i dettagli, ad una “esistenza” fatta di rapporti umani veri, positivi, non massificati e mercificati.
Esempi: Michelangelo Antonioni, invitato da Frascà propone la strutturazione dei camminamenti che dai posteggi conducono alle abitazioni in “funzione di filtro psicologico”, con materiali conduttori di stati d’animo per chi rientra nella propria casa.
Il pittore e scultore Jesus Raphael Soto progetta la scala di colori, variabile, per le facciate degli edifici della comunità, studiato sulle variazioni luminose naturali del luogo e la Torre serbatoio d’acqua, ove avrà posto l’Orologio.
Il maestro Aldo Clementi compone Clessidra quale suoneria della Torre orologio progettata da Soto, poi incisa come L’orologio di Arcevia per 13 esecutori; il maestro Francesco Pennisi e Vittorio Consoli progettano una “Scala sonora” precorribile, con gradini silenziosi e sonori, con lamelle a suoni “determinati” e “indeterminati” divisi tra sonorità acuta e grave.
Questi esempi di “sonorità sociale” sono discussi con Parisi e Frascà.
Nicola Carrino propone dei “Costruttivi trasformabili”, moduli a L in cemento prefabbricato, aperti a flessibilità progettuali e trasformazioni nel tempo.
Frascà, nell’area di un preesistente casale, progetta un Ritiro laico, con sala comune e 32 “celle”, esterno alla Comunità e ad essa collegata tramite “labirinto-percorso”: luogo “di isolamento, riflessione, meditazione”, in cui “immettersi in una dimensione di autoindividuazione”. E, secondo una aperta “attitudine di coscienza”, luogo, in certo senso sospeso, da cui poter anche “non trovare la strada di ritorno”.
La Comunità, tra i boschi da un lato, le colline e la zona coltivata e non dall’altro, che non raggiunse la fase realizzativa, ci fornisce – tra la caparbietà progettuale, la tensione ideale e gli slanci poetici – testimonianza di quella onda lunga, nata dall’elan vital del 68-69, che ancora alla metà degli anni settanta corre.
Diramazioni, in itinere
… il Ritiro laico: schizzi e studio
… Como, 28/10/74: una lettera di Parisi
… Operazione Arcevia alla Biennale di Venezia del ‘76
… una “decomposizione inarrestabile”: dolorosa riflessione, in una mostra del ‘79