Frasca_Crispolti_Arcevia1_10_75_web2

foto Ico Parisi

Si discute l’intervento ad Operazione Arcevia

nella “Comunità Esisitenziale” Frascà propone il Ritiro laico

Il 1° ottobre 1975 Nato Frascà incontra nella propria casa-studio alla tenuta “Valchetta-Cartoni”, al Labaro (zona a nord di Roma) il critico Enrico Crispolti, componente della prima Commissione tecnica del progetto, composta da Ico Parisi, Italo Bartoletti, Antonio Parravicini, dallo psicologo Antonio Miotto, e dal critico Pierre Restany.
Nella foto Frascà presenta il progetto del Ritiro laico, contributo architettonico e, in un certo senso, “psicologico” alla Operazione, situato (come si vede nella foto) nella zona Sud-Est dell’area prescelta.

Già dalla fine degli anni ’60, e particolarmente in connessione o come esito dello scossone del biennio studentesco e operaio del ’68-’69, il baricentro della presenza e della operatività artistica si era come ‘spostato’ dallo studio d’artista, dall’esposizione in galleria o dalle esposizioni periodiche ufficiali (Biennale di Venezia, Festival di Spoleto, Triennale di Milano, Quadriennale di Roma, ecc.) alla ricerca del territorio, alla dimensione urbana, al tessuto sociale espresso (e non espresso) negli spazi delle città.
In diverse istanze critiche, differenti esigenze e bisogni espressivi, intenzioni e risultati spesso divergenti o del tutto opposti, questa linea attraversa gli anni ’70.

Crispolti veniva dalla esperienza formativa e in certo senso sorprendente di Volterra ’73, pensata con lo scultore Mino Trafeli: nata come mostra dedicata alle opere e alla progettazione dell’alabastro (di cui il sottosuolo egubino è ricco, e la cui lavorazione risale all’età etrusca) era divenuta “un’esperienza culturale, che un certo numero di operatori compiono in una città, e che la città compie con quegli operatori: lavorando assieme, fruendo assieme delle opere, in certo modo concorrendo a realizzarle”; con un “carattere di collettività” tale da “suggerire un modo nuovo di rapporto fra interventi-opere-pubblico-ambiente”, recuperando all’arte “l’utilità sociale di sollecitazione culturale e in senso lato politica attraverso l’intervento”.

Crispolti prosegue poi l’esperienza nella progettazione di Operazione Roma Eterna (1973-75) e poi soprattutto a Gubbio, nella VIII Biennale d’arte del metallo del ’75 e nella sua evoluzione in Gubbio ’76.
Ico Parisi e Italo Bartoletti trovano quindi, già nel ‘74 in Crispolti un collaboratore ideale alla Operazione Arcevia, anche come punto di contatto con artisti già coinvolti nelle precedenti esperienze.

Frasca_Crispolti_Cat Arcevia 1p WEB
Frascà e Crispolti: la medesima foto, ma nel catalogo di Operazione Arcevia

A Gubbio Frascà partecipa nel ’75 e nel ’76 con opere e con contributi critici molto decisi.
Nel volume miscellaneo del 1977 Erotismo nell’arte astratta (e altre schede per una iconologia dell’arte astratta), Crispolti presenta il lavoro di Frascà in una scheda/paragrafo intitolata significativamente “Della geometria virtuale magica: Magnoni, Frascà“, con foto dell’Ambiente Prospettico Polivalente eseguito ad Amsterdam e di cui 13 componenti, in scala 1:1 erano stati esposti a Gubbio nel ’75.

 
Diramazioni, in itinere

… gli interventi di Frascà ad Arcevia
… “l’apparenza verificabile”: Crispolti su Frascà
… il Dubbio, a Gubbio (’75)