
1966: con lo “Strutturale variante II”
Il rapporto bi-tridimensione: la rottura della fissità tra piano e rilievo sul piano
Frascà torna spesso a Borromini e alle riflessioni e appunti formulati negli anni di studi di architettura. Le sperimentazioni degli “Strutturali” erano ormai terminate nel 1966; ora lo schema diagonale produce delle curve e s’erge in rilievo. Le curve, come oggetti prodotti da tali schemi diagonali vengono approfondite e con esse da un lato il rapporto pieno-vuoto, e dall’altro gli effetti persistenti delle radiazioni cromatiche.
Scrive Frascà: “Ritagliai delle strisce di cartone dell’altezza di circa 4 cm. e di 70 cm. di lunghezza, tanto che si potessero manovrare agilmente e cominciai a farle oscillare nel vuoto …. o anche a torcerle, fissandone gli estremi su di un piano immobile… Avendo sperimentato ormai da circa cinque anni i colori fluorescenti, decisi di applicarli, assieme a materiali catarifrangenti, a queste nuove strutture che denominai ‘Strutturali Varianti’, perché era variata la mia posizione interiore”.