1966 con Strutturale variante II
1966, con lo “Strutturale variante II” (rilievo)
“Strutturale variante III” (rosa)

1966: con lo “Strutturale variante II”

Il rapporto bi-tridimensione: la rottura della fissità tra piano e rilievo sul piano

Frascà torna spesso a Borromini e alle riflessioni e appunti formulati negli anni di studi di architettura. Le sperimentazioni degli Strutturali avevano percorso gli anni ’63-’65; ora lo schema diagonale produce delle curve e s’erge in rilievo.
Le curve, come prodotto del rapporto tra il quadrato e le sue diagonali, nascono come deformazioni dal piano e pongono da un lato il rapporto vuoto-pieno e superficie-rilievo, dall’altro gli effetti persistenti delle interazioni delle radiazioni cromatiche.

Scrive Frascà: “Ritagliai  delle strisce di cartone dell’altezza di circa  4 cm. e di 70 cm. di lunghezza, tanto che si potessero manovrare agilmente e cominciai a farle oscillare nel vuoto …. o anche a torcerle, fissandone gli estremi su di un piano immobile… Avendo sperimentato ormai da circa cinque anni i colori fluorescenti, decisi di applicarli, assieme a materiali catarifrangenti , a queste nuove strutture che denominai ‘Strutturali Varianti’, perché era variata la mia posizione interiore“.

In questa variazione interiore, in questo formarsi dell’opera come cassa toracica cangiante (ancor più evidente negli Strutturali varianti I e III), risuona il battito cardiaco che costituisce buona parte della colonna sonora del film KAPPA, del ’65-’66, il punto di accumulo e di scroscio di pulsioni, variazioni, interazioni, strappi, lacerazioni e possibili ricomposizioni.

Diramazioni, in itinere

… dai quaderni di lavoro
… “Strutturali varianti” alla Biennale di Venezia del ’66
… a Matera, cinquant’anni dopo