1974_otterlo
7 ottobre 1974 intero web
invito amsterdam_2web
Diramazioni, in itinere

… “A’dam 5 ott. 74” pagina di diario: Hefting e l’Ambiente
… incontri ad Amsterdam
… l’opera: Ambiente Prospettico Polivalente
… due Tavole, a Forlì, 1980

Nel Jardin d’email di Jean Dubuffet

Natura e artificio in dialogo

E’ lunedì 7 ottobre 1974: lo riporta l’agenda di quell’anno, dove Frascà annota “da Hefting e visita al Jardin d’email di Dubuffet”.

Dopo un primo viaggio ad aprile, Frascà trascorre quattro mesi in Olanda, potendo contare su un atelier messo a disposizione dallo Stedelijk Museum di Amsterdam dall’agosto al novembre ’74, con lettera del direttore Edouard Leon Louis de Wilde del 25 aprile.

Periodo di permanenza che si protrarrà dal settembre al dicembre pieno di incontri, progetti, possibilità di far conoscere le proprie opere e ipotesi di esposizioni.
E’ proprio in questo periodo che ha modo di realizzare, nell’atelier alla Prinseneiland (una delle isole artificiali di Amsterdam, per lungo tempo sede di studi di artisti) un modello in scala 1:4 dell’Ambiente Prospettico Polivalente, punto di arrivo di un lungo processo iniziato negli anni ’60 con le strutture diagonali di colore all’interno del quadrato (Strutturali), poi indagate in tridimensione negli spazi, presenti e assenti del cubo (Modulari cubici, Gabbia cubica, Gabbie strutturali) poi nella concentrazione e magia del Rebis, poi del Kubus e di altre forme, bidimensionali e tridimensionali derivanti (Imago, Parallelepipedi, Colonne, Porte, Finestre, Angoli).

Un ambiente immersivo, l’Ambiente Prospettico Polivalente, in cui il fruitore è a contatto con oggetti dalla spiccata ambiguità percettiva, tali da porlo in uno stato di sottile sbandamento e di dubbio, messe in crisi le ordinarie certezze prospettiche.

Ecco allora, singolarmente concordare con il Jardin d’email di Dubuffet che, da un progetto del 1968, viene realizzato tra il ’73 e il ’74 all’interno del parco delle sculture del Museo Kröller-Müller di Otterlo e inaugurato il 3 maggio 1974.
Punto di transito, per Dubuffet, del ciclo di opere da lui definito “L’Hourloupe”, termine intraducibile, associabile secondo l’artista “a hurler [urlare], hululer [ululare], loup [lupo], Riquet à la Houppe [fiaba popolare francese],e al titolo del libro di Maupassant Le Horla, ispirato all’instabilità mentale”: qui, come ha scritto Lorenza Trucchi (appassionata critica sostenitrice e amica di Dubuffet e autrice di una delle prime presentazioni dell’artista in Italia) “la ‘tapisserie’ grafica debordò dai limiti del foglio e della tela per invadere lo spazio come un’irrefrenabile marea.”
Del Jardin d’email scrive Dubuffet: “une sorte de confrontation permanente entre l’antinature hourloupeénne et la nature environnante: un jardin d’artifices dans un jardin de vrais arbres et de vrai gazon”.

Natura e artificio: nodo problematico dell’estetica e punto di impegno riflessivo nella e della storia dell’arte nella società postindustrale; nodo di riflessione e sperimentazione che Frascà affronta in particolare nel 1980 in occasione di una mostra collettiva a Forlì che ha come titolo L’arte è ciò che le è estraneo, in cui partecipa con un’opera (doppia installazione) e un testo in catalogo.

Nell’agenda da cui siamo partiti Frascà appunta “da Hefting”: si tratta di Paul Hefting, storico dell’arte ed allora conservatore del Kröller-Müller di Otterlo.
Hefting dedicherà un contributo critico alla ricerca di Frascà ed in particolare all’Ambiente Prospettico Polivalente, che sarà pubblicato nel testo-catalogo Immagine Ovvia e Nuovo Simbolo del 1975.